La “seconda ondata” della pandemia travolge la fiducia nelle istituzioni e negli esperti

I nuovi dati dell’Osservatorio Scienza, Tecnologia e Società: pochi i “negazionisti”
ma scarsa fiducia nel vaccino e giudizi più negativi sulle istituzioni.
Gli interventi degli esperti percepiti come fonte di confusione

Nel pieno della cosiddetta “seconda ondata”, a sei mesi di distanza dall’ultima rilevazione, l’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società di Observa Science in Society torna a monitorare percezioni e atteggiamenti verso la pandemia.

Percezione del pericolo e fonti informative

Quanti sono davvero i cosiddetti “negazionisti” della pandemia di COVID-19? A giudicare dai mezzi di informazione e dai social, sembra che si tratti di una quota consistente. I dati dell’Osservatorio, in linea con altre precedenti rilevazioni nazionali e internazionali, confermano invece che si tratta di una minoranza, per quanto non trascurabile, attiva sui social e mediaticamente visibile. Il 6,5% degli italiani, infatti, ritiene il virus “un’invenzione per giustificare decisioni politiche ed economiche”. Sei italiani su dieci considerano la pandemia un’emergenza grave da cui ci si può proteggere solo con molte precauzioni. Il restante 30% ritiene che la pandemia rappresenti un pericolo reale, ma sopravvalutato da politica e media. Dal punto di vista delle strategie comunicative istituzionali, questa posizione, per caratteristiche e consistenza, appare molto più significativa rispetto ai “negazionisti”. Dal punto di vista delle caratteristiche sociali e demografiche, il ritratto tipico del “negazionista” è quello di un maschio poco scolarizzato, spesso residente nelle Isole, in età compresa tra i 30 e i 44 anni.
Per quanto riguarda l’informazione sulla pandemia, il quadro non è molto cambiato rispetto alla primavera: prevalgono notiziari tv e radio, con un leggero aumento nella rilevanza di stampa quotidiana e canali web di istituzioni nazionali, come il Ministero della Salute o la Protezione Civile, e regionali o comunali. Il ricorso informativo ai social, ritenuto spesso terreno fertile per posizioni “negazioniste”, si riduce ulteriormente coinvolgendo meno del 4% dei cittadini.

Per quanto riguarda le precauzioni da adottare, rispetto alla primavera, il cambiamento più significativo riguarda il ruolo dei medici di base, che un quarto degli italiani indica ora come fonte privilegiata di informazioni pratiche. Resta elevata la fiducia nelle fonti istituzionali nazionali e locali.

Il giudizio sulle istituzioni e il ruolo degli esperti
Ma come viene valutato sin qui l’operato dei diversi soggetti? Rispetto alla gestione della prima “ondata”, con rare eccezioni (tra cui l’Unione Europea), il giudizio dei cittadini è diventato più negativo su quasi tutti i soggetti coinvolti. Il giudizio positivo sulla Protezione Civile, ad esempio, è diminuito di 18 punti percentuali rispetto ad aprile; quello sul Governo di 16 punti percentuali; quello sulle regioni di 21 punti percentuali. Quasi il 30% giudica oggi negativamente le decisioni e le misure messe in campo dalla propria regione contro la pandemia. Perde significativamente consensi anche l’operato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ed è più negativo anche il giudizio sui mezzi di informazione. Ma il dato più sfavorevole riguarda il giudizio sul ruolo degli esperti, crollato di 23 punti percentuali e oggi negativo per un italiano su quattro.
Nella percezione dei cittadini, in sostanza, le istituzioni e gli esperti, hanno dilapidato il patrimonio di consensi accumulato in primavera. Un dato che potrebbe avere ripercussioni rilevanti sull’accoglienza e l’accettazione delle nuove misure. Resta da approfondire il giudizio più positivo sull’ Unione Europea, che potrebbe essere legato alle decisioni di attribuire fondi e prestiti straordinari per fronteggiare l’emergenza.

Il giudizio sul ruolo degli esperti è purtroppo confermato anche dalla percezione del loro ruolo comunicativo. L’opinione che gli interventi degli esperti abbiano creato confusione, già elevata ad aprile, aumenta ulteriormente e ora coinvolge il 62% dei cittadini, mentre è scesa sotto il 20% la quota di chi considera efficaci i loro interventi nei media.

Gli atteggiamenti verso un futuro vaccino
Questo quadro di giudizi e fiducia in declino si riverbera anche sugli atteggiamenti verso i tanto attesi vaccini contro la pandemia. Abbastanza sorprendentemente, solo il 36% degli italiani dichiara che si farà vaccinare appena possibile. Una quota quasi identica (38%) dichiara di volersi vaccinare, ma non lo farà subito. Oltre uno su cinque non è invece intenzionato a farsi vaccinare. Le motivazioni di questo atteggiamento andranno approfondite in rilevazioni future. Un’analisi delle caratteristiche di chi non intende vaccinarsi, tuttavia, ci aiuta già a inquadrare alcuni aspetti. Lo scetticismo verso un futuro vaccino contro il “nuovo coronavirus”, infatti, si associa più frequentemente alla tendenza a non informarsi sulla pandemia o ad informarsi prevalentemente
attraverso i propri contatti social e un giudizio negativo verso il ruolo comunicativo degli esperti. Di questi aspetti occorrerà tener conto, soprattutto da parte delle istituzioni, nella pianificazione delle strategie comunicative per i prossimi mesi.

Nota metodologica

L’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società è dal 2003 un monitoraggio permanente dei comportamenti e delle opinioni dei cittadini italiani su questioni relative a scienza e tecnologia. L’indagine viene svolta su
tutto il territorio italiano e coinvolge un campione proporzionale e rappresentativo per genere, classe d’età e provincia di residenza della popolazione italiana con età maggiore o uguale ai 15 anni. La rilevazione è stata condotta tra il 21 e il 30 ottobre (tecnica CATI per il 30% del campione e tecnica CAWI per il restante 70%) intervistando 1001 unità. Il totale dei casi è diventato 991 per effetto della ponderazione applicata allo scopo di rendere la struttura del campione rispetto alle variabili «genere», «età» e «titolo di studio» corrispondente a quella della popolazione italiana.

0 commenti